
Margherita Lachi
Nella Comet Città di Castello ha fatto l’esordio casalingo in serie B1 femminile nel ruolo di opposta, rispondendo presente e garantendo il suo apporto, un esordio che lei sicuramente attendeva, ma che alla fine è stato in una veste inedita. Inserita nel secondo e nel terzo set, è stata confermata fin dall’inizio nei due successivi parziali, in una serata non certo di grazia per Caterina Errichiello. E così Margherita Lachi si è resa protagonista nella gara persa contro Imola: «Avevamo un po’ di tensione addosso, originata dall’esigenza di fare risultato a tutti i costi e ci è mancata la giusta sicurezza nelle nostre effettive capacità, per cui ci siamo ritrovate sempre (o quasi) a dover rincorrere le avversarie. Abbiamo sofferto tantissimo e in modo inatteso il loro muro, seppure le giocatrici non abbiano una grande fisicità. Questo è stato il grande handicap di sabato sera, e dire che i numeri dello scout ci danno ragione su molti fondamentali, meno che a muro. Quanto è bastato per perdere la gara». Ciononostante, almeno il successo da due punti era a portata di mano, al tie-break tre palle match non sono bastate per chiudere la contesa. «È una costante, anche nei set precedenti eravamo lì fino all’ultimo, poi l’obiettivo è sfumato perché ci è mancata la necessaria convinzione». In questo sabato difficile, è arrivato per lei il debutto al Pala-Ioan, una soddisfazione a metà. «Non avrei francamente immaginato di esordire per una circostanza simile e per giunta in un ruolo non mio, però mi sono subito adattata alle esigenze della squadra, d’altronde in quel momento l’allenatore ha ritenuto di dover dare respiro ad Errichiello, in funzione della quale l’Imola aveva preparato la partita. Era perfettamente consapevole delle sue qualità e ha impostato di conseguenza le contromisure; era stata insomma presa di mira ed è rimasta imbrigliata nel muro avversario, anche se è una pedina molto forte e sono sicura che presto verrà fuori alla grande. A livello personale, penso di aver fatto il mio, ma in questo sport vince e perde la squadra». Parla del suo impatto con la nuova categoria. «Vengo da stagioni di serie B2 e quindi debbo ancora prendere piena confidenza, l’unico sistema efficace è allora quello di stare in campo, perché solo così è possibile maturare esperienza e migliorare in quei frangenti nei quali ancora prevale un minimo di incertezza. Ma per guadagnarsi il campo bisogna sudare in settimana». Non ha però accusato il fatto di dover stare in panchina. «Se sto in panchina vuol dire che debbo lavorare meglio e farmi trovare pronta, come capitato nell’ultima gara». La situazione di classifica si è complicata e all’orizzonte c’è la trasferta di Capannori, tradizionalmente ostica, come dimostrano anche i precedenti. «Servirà una prova di gran carattere al cospetto di una compagine buona e molto compatta; proprio per questo motivo, noi dobbiamo dimostrare di essere altrettanto. Se vogliamo fare il colpaccio e toglierci le soddisfazioni, occorre dare di più, di margini da sfruttare ne abbiamo tanti e siamo un gruppo unito. Io stessa mi trovo bene e ho legato fin da subito con le nuove compagne».
(fonte Volley Città di Castello)