
Martina Tiberi con il compagno Edy e il figlio Dominique
La vita vince sempre. È questa una delle affermazioni che si sentono ripetere più spesso in questi tempi dove le notizie dei decessi si sono moltiplicate a causa di una influenza terribile. La testimonianza che ciò è vero passa per la marscianese Martina Tiberi che dopo aver giocato a Trevi in serie B1 femminile quest’anno era rimasta inattiva per maternità: «La mia esperienza con le misure restrittive è iniziata la seconda settimana di marzo, alla fine del mio ottavo mese di gravidanza, nel momento in cui è stato emanato il primo Dpcm; in quella settimana, infatti, avevo l’ecografia di routine all’ospedale di Pantalla, struttura che mi aveva seguito fin dall’inizio della gestazione. Durante la visita il dottore mi disse che l’ospedale sarebbe stato adibito all’emergenza Covid e che il reparto neonatologia sarebbe stato momentaneamente smantellato, dovevo pertanto trovare una struttura alternativa. Non è facile quando sei quasi al termine del percorso, ti sei fatta un’idea di come sarà quel giorno in quel determinato contesto, hai familiarizzato con lo staff medico, visitato la sala parto, dover abbandonare tutto ciò e buttarti su qualcosa di nuovo. Comunque io ed il mio compagno Edy abbiamo cominciato a chiamare i diversi ospedali della zona per capire quale poteva essere la scelta migliore. Da qui ogni visita di controllo che ho dovuto sostenere è stata particolarmente difficile: da sola, armata di guanti e mascherina, triage, controlli da cima a fondo, ed il mio compagno che mi aspettava in macchina preoccupato per me ed addolorato di non poter condividere quei momenti. Le mie due principali preoccupazioni erano diventate la paura del contagio ed il dispiacere di non poter avere nessuno con me durante il parto. Gli ospedali, rispondendo alle disposizioni, non potevano ammettere assistenza né visite. Devo dire che è stato un mese duro, le circostanze hanno distolto la mia attenzione dal pancione e dall’arrivo del bimbo, ho vissuto ansie e paure che non andrebbero vissute in un momento così bello. Alla fine ho scelto l’ospedale di Branca, dove era andata una parte dello staff di Pantalla e dove non c’era un reparto Covid. Ho fatto la presa in carico il 10 di aprile (finivo il tempo il 13. nda) ed ho cominciato i monitoraggi; fortunatamente in Umbria la situazione dei positivi al Coronavirus pareva abbastanza contenuta e si cominciavano ad allentare un pochino le misure restrittive. Il mio compagno avrebbe potuto assistere al travaglio e al parto, sarebbe però stato costretto a tornare a casa dopo due ore dalla nascita del bambino. Per me è stata una notizia bellissima che mi ha dato tanta forza. Il 19 aprile è nato Dominique ed il papà, nonostante tutto, era lì. Ricorderò sempre che durante il travaglio dovevo indossare la mascherina, ma più mi dicevano di metterla e più la toglievo. Ad oggi, nonni, zii, amici lo conoscono solo grazie allo schermo del telefono, ma voglio essere ottimista e speranzosa, aspettando con ansia il momento in cui tutte le persone che gli vogliono bene e che, in questi giorni, ci hanno dimostrato vicinanza, potranno prenderlo in braccio e dargli il loro amore».